Onorevoli Colleghi! - In premessa, voglio segnalare che il presente progetto di legge, riproposto all'esame della Camera dei deputati, è stato già oggetto di esame in Commissione Affari costituzionali del Senato, che lo ha approvato in sede deliberante, nella seduta del 30 giugno 2004. Il generale consenso ottenuto sottolinea la comune sensibilità e responsabilità rispetto ad una categoria di professionisti, chiamata, in particolari momenti storici, ad affrontare grandi rischi.
Un cronista, in guerra o in qualsiasi altra occasione di evento calamitoso di grande rilevanza, racconta quello che vede, le opinioni di una parte e dell'altra.
Scrive spesso verità amare, impopolari, e addirittura scomode, nella costante ricerca della verità, che è sinonimo di libertà.
Sono migliaia coloro che in tutto il mondo muoiono, rimangono gravemente feriti o subiscono violenze di ogni genere nello svolgimento dei proprio lavoro, in qualità di inviati speciali.
Ad esempio, dall'inizio della recente guerra in Afghanistan, arriva ad undici il numero dei giornalisti che hanno perso la vita in territorio afgano.
Uccisi con una ferocia fredda, calcolata, cinica, lontani dalla loro terra, in uno stato desolato e dissanguato dalla guerra.
Quello dell'inviato speciale è dunque un lavoro e - soprattutto - un impegno ad alto rischio, ma di grande importanza ed utilità per la società.
Questi professionisti della comunicazione rendono un grande servigio allo Stato, perchè ovunque ci sia un conflitto